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La storia del territorio

Storie ed arte

La conca di Amatrice deve essere stata frequentata sin dall'eta' della pietra da genti italiche provenienti probabilmente dal versante adriatico. Cio' e' testimoniato da ritrovamenti, un po' ovunque, di oggetti litici quali punte di frecce, raschiatoi e bulini in selce. Il fatto di trovarsi lungo il tracciato della via Salaria, antichissima e importante arteria di comunicazione tra le sponde del Tirreno e quelle dell'Adriatico, insieme alla favorevole morfologia dell'area, spiega come la conca fosse abitata continuativamente dall'epoca preromana. All'epoca romana risalgono resti di edifici, tombe, ville (vedi ad esempio, gli scavi di Torrita), oltre ad alcuni tratti della vecchia via Salaria che testimoniano l'esistenza di un fitto tessuto urbano costituito da agglomerati rurali, mantenutosi in gran parte anche dopo il trapasso dall'eta' antica al Medio Evo.In effetti l'antica Summata, che sembra fosse il centro principale della zona (cosi' chiamata in quanto rappresentava nell'ambito degli abitanti della conca la "Summa Villarum "), trasmise il proprio nome, nell'epoca di mezzo, a tutta l'area, che fu conosciuta per parecchi secoli come "territorio summatino".In seguito all'invasione longobarda (568-570), il territorio di Amatrice fu annesso al Ducato di Spoleto, di cui fece parte nel suo insieme fino alla conquista franca. A quest'epoca risale la suddivisione del territorio in due parti distinte: quella orientale, corrispondente al territorio summatino vero e proprio, inclusa nella contea (e diocesi) ascolana all'interno della Marca di Fermo; quella occidentale facente parte della contea (e diocesi) reatina e, in grande, del Ducato di Spoleto. Nel Regesto di Farfa sono ricordati, per il periodo che va dalla meta' del VIII secolo agli inizi del XII, i nomi di molte localita' e villaggi dell'attuale comune e, tra essi, nel 1012, anche quello di Matrice, ricordato ancora nel 1037 nel diploma con cui l'imperatore Corrado II conferma al vescovo di Ascoli i suoi possedimenti.Con la conquista normanna dell'Italia meridionale, avvenuta tra il 1150 e il 1154, le terre summatine e quella parte dell'attuale comune di Amatrice, ricadente nella contea reatina, furono annesse al Regno di Sicilia e divise tra i vari baroni. Verso gli inizi dei XIII secolo, la zona passo' sotto il controllo della chiesa ascolana e, indirettamente, dello stato pontificio.Solo intorno al 1265, al tempo del re Manfredi di Svevia, Amatrice entra a far parte del Regno di Napoli. Cio' avvenne non senza scosse, dato che la citta' non volle sottostare al dominio angioino e anzi, piu' volte, si ribello' apertamente.Cosicche' nel 1271 e nel 1274 Carlo d'Angio' invio' degli eserciti per debellare la resistenza degli amatriciani e ridurre la citta' all'obbedienza. Contemporaneamente si assiste alla scomparsa dei baroni e alla formazione, con a capo Amatrice, della "Universitas ", cioe' del "comune" in territorio liberamente organizzato, relativamente autonomo dal potere centrale, che si governa tramite un parlamento. In questo periodo l'influenza della citta' si estende su un territorio molto piu' vasto dell'attuale: le appartengono infatti non solo il territorio di Campotosto e quello sino ai confini di Cittareale, ma anche molti castelli e villaggi sul versante teramano.Nei secoli XIV e XV Amatrice e' in continua lotta con le citta' e i castelli circostanti, per questioni di confine e di prestigio. Sono rimasti famosi i conflitti con Norcia, Arquata, Cittareale e soprattutto con L'Aquila, per la conquista dei territori prossimi a Cittareale. Tradizionale alleata di Amatrice fu la citta' di Ascoli, mentre L'Aquila venne sostenuta da molti paesi dell'Abruzzo.Gli Amatriciani presero parte, a fianco delle milizie comandate da Braccio Fortebraccio da Montone, al lungo assedio dell'Aquila e alla battaglia finale del giugno 1424, che segno' la sconfitta di Braccio morto sul campo. Nel 1466 Arquata e Norcia combatterono contro Amatrice e Accumoli. Queste nel 1467, insieme ad Ascoli, espugnarono la rocca di Arquata. In riconoscimento dell'aiuto fornito, il senato ascolano si rese garante verso i confederati della taglia loro imposta dal re di Napoli, a seguito della distruzione della rocca di Cittareale, durante le lunghe guerre di confine combattute. Amatrice, durante i conflitti tra angioini e aragonesi per il possesso del regno di Napoli, sostenne tenacemente i secondi, anche durante la guerra scoppiata in seguito alla congiura dei baroni dei 1485 volta contro Ferdinando I d'Aragona.Il sovrano aragonese, sedata la rivolta, ricompenso' Amatrice, concedendole il privilegio di battere moneta con il motto "Fidelis Amatrix ". Nelle lotte per il possesso dell'Italia meridionale tra Francesco I di Francia e Carlo V di Spagna, Amatrice parteggio' per il primo e nel 1528 si sollevo' scacciando gli occupanti spagnoli. Tuttavia nel febbraio 1529, dopo un'eroica resistenza, venne riconquistata e messa a ferro e a fuoco da Filiberto di Chalon, generale di Carlo V. In seguito la citta' fu ricostruita secondo una nuova pianta attribuita tradizionalmente a Cola Filotesio, artista ed architetto originario di questa terra. Fino a questo momento la zona amatriciana non era mai stata sottoposta ad alcun feudatario.Per punire la sua ribellione, Carlo V diede lo Stato di Amatrice in feudo ad un suo capitano Alessandro Vitelli. Successivamente, pur facendo parte sempre del Regno di Napoli, passo' sotto il dominio di un ramo degli Orsini, tra il 1582 e il 1692 e, in seguito, ai Medici di Firenze, che la conservarono fino al 1737. Infine nel 1759 il feudo entro' a far parte dei domini personali deli re di Napoli.Amatrice subi' a piu' riprese (1632, 1639, 1703, 1730) violenti terremoti che, insieme a numerose vittime, procurarono gravi danni sia alla citta' che alle frazioni, molte delle quali vennero distrutte e non piu' ricostruite. Nel 1799 gli Amatriciani, a fianco delle altre "masse" abruzzesi, al comando del generale Salomone, ricacciarono le truppe francesi che tentarono di penetrare nel Regno di Napoli.Sul finire di questo secolo e per quasi tutto il successivo, il territorio amatriciano, come buona parte della penisola, fu interessato dal fenomeno del "brigantaggio" a sfondo politico sociale. Genti e personaggi di queste vicende sono ancora presenti nei ricordi popolari.Negli ultimi decenni che precedettero l'unita' d'Italia, molti amatriciani presero parte attiva ai vari moti rivoluzionari (1814, 1820-21, 1831, 1848-49 1860); tra tutti spicca la figura dell'insigne patriota Pier Silvestro Leopardi.

Tratto dalla guida turistica di Amatrice

          


 
 
 
 
 
 
 
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